mercoledì 28 agosto 2013

Non c'è pace tra i trulli, ovvero la Vecchia™ ex-machina.


Ci eravamo lasciati con Billone che compariva tempestivamente a consolar la Brocca dopo il decesso della Vecchia. Come mai questa vicinanza? 
Presto detto: durante le estenuanti puntate in cui Stephanie era impegnata a invitare tutti quanti al Funeral Party, Billone e la Brocca si sono trovati ad affrontare l'emergenza Gamera. 
Guardate la foto sotto e capirete il perché di questo amabile nomignolo

Chetti/Faccia di Padella era rimasta incinta tempo fa (non so se fossero i soliti nove mesi, che a Beautiful il tempo scorre a modo suo) e aveva deciso di portare a termine la gravidanza nonostante l'opposizione di Billone che temeva ripercussioni sulla salute della sua sposa la quale, per chi non se lo ricordasse, porta in petto un cuore trapiantato e matto da legare. Dopo alcuni mesi di orride visioni di Gamera fasciata in abiti attilattisimi col pancione sempre più prominente è arrivato il parto, che si è concluso con un insignificante attacco cardiaco. Presa da depressione post-parto la nostra ha cominciato a dar di matto, e lì Billone si è deciso a chiedere aiuto alla Brocca e a Taylor, in quanto psichiatra di fama, secondo gli standard medici di Beautiful. 
Faccia di Padella, convinta di esser destinata a un infarto serio nel giro di poco, ha ordito un piano demenziale secondo il quale lei si sarebbe dileguata prima che il piccolo William avesse il tempo di legarsi troppo a lei (Billone ha già un figlio che si chiama William, ma tanto tutti lo conoscono per Mezzapugnetta, per cui ecco qua un altro William; credo comunque che si chiami William anche lo yacht). L'idea era quella di lasciare il neonato alle cure di Bill e della Brocca appena tornata single, sperando che i due diventassero una coppia. Parte integrante del piano è stata prendere in affitto una stamberga lercia e scura sempre funestata da piogge torrenziali (mentre nel resto di Los Angeles splende il sole), piena di deprimenti quadri alle pareti che, nella mente bacata di Chetti, diventano all'occorrenza tutte copie dell'Urlo di Munch; intanto, come in un racconto di Poe, si sente il battere incessante del pobre corazòn in attesa di schioppar. Grazie a un astuto stratagemma, la Chetti fa credere a tutti di essere scappata ad Aspen ("ad Aspen mi ti farò!" ebbe a dire un tempo la figlia di Massimo Boldi in un qualche Vacanze di Natale, ma questa è un'altra storia). Billone, con la Brocca, Mezzapugnetta, Steffi e il piccolo Billino si recano colà solo per scoprir che la pista è fasulla. Incapaci di gestire la tensione del momento, Mezzapugnetta e Steffi si fanno trainare appesi a un paracadute, mentre il giorno dopo Billone e la Brocca fanno un giro in mongolfiera, mezzo di locomozione favorito dal bel magnate dell'editoria, che rivela alla Brocca di saperlo pilotare alla perfezione. Sono questi i momenti per cui ringrazio il sole che sorge ogni mattina.
Il Canotto intanto continua a tampinar Gamera mentre tutta la folla urla "TSO! TSO!", e finalmente il ricovero coatto porta la ragione nella testa della poveretta. Si scopre anche che il battere del cuore matto da legare poteva essere dovuto a un qualche scompenso postparto, all'acufene o a un vicino di casa che studiava batteria, e tutti sono contenti. 
Orrore senza fine, altroché
Fatto sta che, ignari del ritrovamento e del rinsavimento di Faccia di Padella, Billone e la Brocca limonano inavvertitamente sulla panca ove la Vecchia ha da poco tirato le cuoia. Tornati a casa, decidono di dimenticar tutto l'accaduto in nome di un bene superiore, ma non prima di aver limonato nuovamente (anche perché la Brocca non si è mica dimenticata di aver visto il billone di Billone per un imprevisto birichino).

Forse qualcuno si starà chiedendo cosa ci facessero Mezzapugnetta e Steffi insieme ad Aspen: ma Mezzapugnetta non si era sposato con la Speranza? Magari fosse così facile: dopo tutta una serie di imprevisti, probabilità e cose varie, è saltato fuori che il matrimonio fra Mezzapugnetta e la Speranza consumatosi fra i trulli non era valido per questioni burocratiche. Quindi la trasferta pugliese della Forresteria si è rivelata infruttuosa, a parte le scorpacciate di molluschi crudi e la ricerca dell'OLIVA GIGANTE (chi vuol aver lumi, clicchi sul link, io non ho più lo stomaco per certe cose).
il Cast riceve la targa per il record di cozze crude mangiate nel 2012
La Speranza, tra l'altro, aveva appena saputo che 5 minuti prima di dire "yes, I do" Mezzapugnetta si stava per rotolare fra le lenzuola con Steffi, per cui l'annullamento del matrimonio non le pareva una cattiva idea, dopo tutto. Ma alla Forresteria nessuno impara dai propri errori, per cui la Speranza perdona il povero Liam e fissa un'altra data per le nozze. Ovviamente, ecco un paio di disguidi e lui si presenta all'altare in mutande, coi capelli rossi, puzzolente di vermouth e con un tatuaggio sul collo, frutto di una serata in disco con la solita Steffi. Appartenendo a una stirpe di creatori di moda, la Speranza decide di non sposarsi con uno in mutande, senonché... Oh, mi sto annoiando da morir anch'io, mica solo voi, eh? Comunque, la tagliam breve: adesso Mezzapugnetta sta con la Steffi (gli uomini della Forresteria sono perlopiù in balia dei capricci delle ragasse e van con chi se li piglia), la Speranza è ancora un po' innamorata, e forse lo sarebbe di più se non fosse per Rick che le ha fatto credere certe cose a proposito di certe lingua in bocca non autorizzate la notte prima delle nozze. In ogni caso, in casa Forrester son più i catering gettati alle ortiche di quelli consumati.

Rick infatti, nel tempo che gli lasciano libero i pesi in palestra, è riuscito con l'inganno in un suo ignobile scopo: far separare Mezzapugnetta e la Speranza, per far sì che questa tornasse fra le braccia di Tommaso, che avrebbe così lasciato libera la Carolina. E adesso chi casso è, la Carolina?? Allora, la Carolina Spencer è la cugina di Mezzapugnetta, figlia della gemella della Carolina originale (la moglie di Mascella crepata anni orsono). L'attrice è stata scelta probabilmente per i tratti somatici che la accomunano a una Barbie fallata, e la sua insignificanza rende ancora più incomprensibili gli sforzi di Tommaso e Rick per concupirla. Comunque, tale e tanta è la passione di Rick per la scialba biondina, che è arrivato al punto di farsi gettare dalla finestra da Tommaso; quest'espediente gli ha incredibilmente fruttato la riuscita delle sue macchinazioni e adesso è ospite gradito in casa della Carolina e delle sue due mamme (finalmente l'omosessualità è entrata a far parte della Forresteria, anche se ovviamente di omosessualità femminile si parla, che è molto più glamour). 
Comunque, visto che gli attori di Beautiful son scarsissimi, si capisce sempre quando dicono una bugia, e prima o poi Rick sarà sbugiardato. Non riuscendo a trovare una foto di Rick che sfonda la finestra, eccone una del vecchio Rick un attimo prima di volare dal terrazzo, che bei ricordi.
"Ma allora è un vizio!"
Infine la questione della gestione della Forresteria: l'ultimo gesto di Mascella esule volontario a Parigi è stato quello di nominare amministratore delegato il bel Tommaso (che di gestione aziendale ha l'esperienza e la competenza di una vongola), decisione subito osteggiata da Rick (il volo dalla finestra non ha lasciato buon sangue fra i due). Tommaso si è subito messo in testa di rivoluzionare a destra e a manca, la cosa pare dare i suoi buoni frutti, ma Eric non è d'accordo: la Forresteria dovrebbe continuare a essere governata come sempre; anche se questo ha portato a molteplici bancarotte, la tradizione è importante. Tommaso fa valere il proprio pacchetto azionario notevolmente aumentato alla morte della Vecchia, e sembra che non ci sia nulla da far, senonché ecco sbucare provvidenzialmente un dvd misterioso che, una volta inserito nell'apposito lettore, si rivela essere un video con le ultime volontà di Stephanie che, tra un colpo di tosse e l'altro, ci dice che per non si sa quale cavillo, non è vero niente che comanda Tommaso, adesso tocca di nuovo a Eric.
Rick e Tommaso schiumano entrambi, perché il vecchio satiro al comando porterebbe alla catastrofe la casa di moda, ma ecco qui il colpo di genio dello sceneggiatore di turno: Eric indice una gara di moda, al vincitore andrà la direzione della Forresteria. Da una parte la squadra della Brocca con Rick, la Speranza e la Carolina, dall'altra la squadra del Canotto con Tommaso e la Steffi: per semplicità d'ora in poi Biondi vs. Mori. Siamo in fervida attesa di ulteriori sviluppi.

Liquidiamo inoltre la questione Nick Marone e compagnia bella dicendo che da diversi mesi il ruolo dell'attempato biondo e di sua madre quasi coetanea si limita all'apparizione durante la sigla iniziale e amen. Probabilmente sono scaduti i contratti e gli attori non fanno più parte della serie (per fortuna, altrimenti la manfrina degli estremi saluti alla Vecchia sarebbe stata anche più letale) e i curatori della versione italiana non se ne sono ancora accorti, non sarebbe neanche la prima volta. Mi piace pensare però Nick si sia messo in pensione, e che ora veleggi felice con la sua barca, alla faccia dei Forrester che si scannano fra di loro invece di godersi le piscine, il catering e tutto quanto.

Adesso mi concedo un po' di riposo, e sogno l'arrivo di altri salvifici dvd della Vecchia che fa e disfa anche dopo morta, ma mi costringo a non sperarci troppo, la vita è già bella così.
A presto.

"Eccovi un cavillo!"

mercoledì 21 agosto 2013

La Vecchia™ è crepata, lunga vita alla Vecchia™!

ci piace ricordarla così, armata e pericolosa.


Considerati gli ultimi cataclismatici avvenimenti, è d'uopo redigere un riassunto aggiornato degli eventi che hanno sconvolto la Forresteria negli ultimi tempi.
Visto che il mio ultimo post risale al novembre 2012, ci sarebbero un tot di cosette da dire, ma alla fine dico solo quelle che mi ricordo così, al volo (anche perché, gira e frulla, i nostri beniamini passano sempre da quel pero a quel fico: c'è chi vuol trombar con la moglie di qualchedun altro, c'è chi ha un qualche male incurabile, c'è chi - per errore - tromba con il marito di qualchedun'altra, e così via).

La cosa più eclatante è che nel giro di poco più di un mese (o poco meno, il tempo nella Forresteria scorre in un modo piuttosto difficile da misurare e provoca anche nausee e cefalee, come un cattivo trip) la serie ha visto andarsene due dei suoi personaggi più importanti: Mascella prima e la Vecchia poi, hanno abbandonato le scene, scuotendo anche le certezze dei più cinici fra di noi. Oddio, il vuoto lasciato dal Mascella non sarà proprio proprio incolmabile, visto che negli ultimi anni si limitava a qualche apparizione a torso nudo in sauna, a scuotere la testa di fronte alle peripezie degli altri personaggi e a rifarsi la tinta. É stato comunque il perno degli smaneggiamenti intorno alla Forresteria per 25 lunghi anni. In effetti, come un perno inerte si è sorbito la Brocca che litiga con Stephanie, il Canotto che litiga con la Brocca, la Brocca che gli pianta alcune corna e altre cose così, prendendo raramente un'iniziativa che non fosse scaldare la sauna o depilarsi.

Pare che Ronn Moss, l'attore che per anni ha fatto sospirare schiere di fan e fatto venire il latte alle ginocchia a schiere ben più numerose di altra gente, abbia deciso di non rinnovare il contratto per dedicarsi alla sua antica passione, la musica. Il mio amico Luca Taiti mi ha regalato un vecchio 45 giri in cui il bel Mascella cantava una ventina d'anni fa, e mi sono fatto un'idea mia, ma vi piazzo un video, così vi fate la vostra sui risultati a cui potrebbe aspirare (questo è il primo singolo della riformata band Player; ho riguardato alcune decine di volte l'inizio del video e ho confermato un mio sospetto: Mascella cammina muovendo braccio destro e gamba destra contemporaneamente, dev'essere uno stile di recitazione o un effetto digitale di qualche tipo. Che storia!).
In realtà immagino che le cose possano essere andate così: "Salve, dato che sta per scadere il mio contratto, avrei pensato che se volete che continui a fare Mascella bisogna che mi alziate un poco lo stipendio, che ho anche 60 anni e non lo so non lo so" a cui il solerte incaricato della produzione potrebbe aver replicato "Ah, ecco, dato che sta per scadere il contratto, noi avevamo pensato di pagarti un po' di meno, che hai 60 anni ormai e non lo so non lo so" e così via.

La cosa triste è che, immagino a causa dello scarso preavviso con cui si è consumato il fatto, l'uscita di scena è stata giustificata in un modo demenziale (tanto da far passare Ridge come un cretinetti, e forse c'è del dolo): la Brocca scriveva sms minacciosi al suo ex Deacon Sharp, affinché questi non si azzardasse a rompere le balle; Mascella l'ha saputo, si è arrabbiato tantissimo e, anche se in passato ha perdonato corna, incesti, genocidi, avvelenamenti da amianto e altre cose così, evidentemente questa volta la misura era proprio colma e ha lasciato la moglie durante un romantico viaggio di nozze a Parigi (la città più romantica del mondo, ovviamente). L'ultima puntata in cui era stato presente in carne e ossa (da lì in poi solo fotografie e/o immagini di repertorio) aveva messo in scena l'ennesimo matrimonio fra lui e la Brocca inframmezzato da flashback dei precedenti e innumerevoli momenti che hanno visto i due unirsi nel nome dell'amore più puro, sia in abiti convenzionali, che vestiti da Incas, mariachi, personaggi del Muppets Show e membri del coro di una versione teatrale di Sister's Act. Il risultato finale era più una veglia funebre per il personaggio che stava per abbandonare gli spettatori, e piuttosto palloso.



Altra storia, invece, per quel che riguarda la dipartita della Vecchia, pianificata con un'estenuante cura e mesi e mesi di peggioramento del suo tumore (ogni tanto a uno degli sceneggiatori doveva suonare un promemoria nel cellulare "fare tossire Stephanie a caso"). Anche qui, dietro la rivoluzione, motivi di natura puramente pratica: Susan Flannery si era stancata di stare ore e ore in piedi a girare scene in cui litigava con qualcheduno e ha preferito chiuderla lì (ammorbandoci però, negli ultimi anni con varie campagne benefiche, i senzatetto, contro il fumo, adozioni, gengiviti, cani abbandonati e cani cotonati). Fosse stato per gli sceneggiatori, se la sarebbero tenuta per alcuni millenni ancora, visto che non son stati manco capaci di far schiattare Sally Spectra (mentre l'attrice è morta da anni, nella serie si continua a parlare delle ferie di Sally, al caldo coi piedi a mollo, un cocktail in mano e la pagina della Sfinge sempre aperta).

Le ultime settimane son state di una noia mortale, fortunatamente un po' alleviata dalle vicende legate a Faccia di Padella di cui parlerò nel prossimo post. Aggiungete la scelta di Mediaset di trasmettere ogni giorno un puntatone doppio (ho scoperto che più di 20 minuti di Beautiful al giorno mi causano allucinazioni, autolesionismo e altre cosette amene) e vi farete un'idea dello strazio. Prima una messa interminabile in cui la Vecchia andava a far visita a ogni singolo personaggio della serie per dirgli che stava per crepare e che li invitava alla sua festa di addio ("cosa ci si mette a una festa così?" è stato il pensiero di molti), quindi la festa in questione con apparizioni di figli della Vecchia di cui nessuno sentiva la mancanza e balli tipici, poi lei che si ritira con Eric nella baita ad attendere il momento mentre tutti registrano videini di saluto per lei (a un certo punto credo di essere svenuto ma non lo so non lo so).

L'agonia nella baita a Big Bear (luogo che mi è rimasto molto caro per l'incidente fra Donna, la Matta, il miele e gli orsi) viene disturbata da una tempestiva telefonata che costringe Eric ad abbandonare la Vecchia per sventare non so quale magagna alla Forresteria. La Brocca viene chiamata a sostituire il vecchio marpione (il satiro non ha perso tempo ed è corso a farsi tagliare i capelli: una rinfrescata al look in vista di nuove tresche? Possiamo solo sperare). 
Qualcuno si chiederà come mai, fra tutti i personaggi a cui la Vecchia era legata (l'ex nuora Canotto, la sorella Matta, i figli, i nipoti, ecc ecc ecc), questa abbia proprio scelto di passare le sue ultime ore con una donna a cui in passato ha sparato senza successo, una donna il cui indirizzo aveva distrattamente girato a un conclamato stupratore, la stessa donna che gli aveva concupito il marito, i figli tutti e altri ancora.
Come mai, vi chiederete? La risposta è semplice: essendo la Brocca produttrice della serie, fa e disfa come le pare a lei, ecco come mai.
Fatto sta che la Brocca arriva, Eric scende a valle, passano le ultime ore (più strazianti per noi che per loro, ve l'assicuro) e Stephanie crepa mentre la Brocca le canta una ninna nanna, alla buon'ora.
Ed ecco comparire il buon Billone a consolare la Brocca.

Billone a consolare la Brocca? E come mai? Ve lo dico la prossima volta (aspettare qualche giorno non ha mai ammazzato nessuno).

martedì 16 aprile 2013

Bologna la dotta: sole e poesia.

L'Arena del Sole durante una bella giornata di sole


Più di vent'anni fa ero abbonato a una rivista di poesia e letteratura cesenate, su cui scrivevano alcuni amici e conoscenti. Si chiamava Neoteroi e ci trovai questa poesia, che imparai subito a memoria, dimenticando però il nome dell'autore, me ne scuso (anche se una volta che una poesia, una canzone o un disegno vanno per il mondo appartengono un po' a tutti, ed è il meglio che gli si possa augurare). 
Venerdì scorso, primo giorno bello davvero, ero in giro per Bologna e i versi della poesia mi son tornati in mente, come succede ogni volta che arriva la bella stagione e mi trovo a passare per i portici della zona universitaria. In queste parole c'è molto della percezione di Bologna che abbiamo noi provinciali ("Parigi in minore", diceva Guccini), almeno secondo me. E poi fa anche ridere, che è sempre un bene.
La riporto a memoria, per cui potrebbero esserci diverse inesattezze. Se qualcuno la riconoscesse me lo faccia sapere.


Sbocciano d'estate nuovi fiori,
le esaminande - senza reggiseno -
si recano davanti ai professori
per prendere all'esame un voto pieno.

Portano a spasso per l'università
quell'aderenza bianca di magliette,
ballonzolare fanno la città,
riempiono Bologna con le tette.


mercoledì 30 gennaio 2013

Quanti siete nel quartetto?


Paul Desmond aveva già un titolo meraviglioso per la propria autobiografia: "Quanti siete nel quartetto?".  Purtroppo per noi, il brano che segue è tutto quello che pare abbia scritto.
Il sassofonista aveva l'aspetto di un contabile mite e gentile e suonava con uno stile elegante e asciutto. È ricordato soprattutto per la sua lunga militanza nel quartetto di Dave Brubeck e per aver scritto uno dei brani più famosi della storia del jazz: Take Five. Qualche anno fa mi è capitata sotto gli occhi questa sua spassosa cronaca di una giornata di lavoro. Siccome non mi risulta che sia mai stata tradotta in italiano, ho deciso di provarci io. Quella che state per leggere non ha la pretesa di essere una traduzione fedele, e mi son preso molte libertà, nel tentativo di mantenere lo stile e il senso dell'umorismo dell'autore.


Di come il jazz giunse alla Fiera della Contea di Orange.

È l'alba. Una station wagon parcheggia davanti all'ufficio di un anonimo motel nel New Jersey. Tre uomini fanno la loro comparsa: pallidi in viso, sguardi risoluti e silenziosi. La perfetta sequenza d'apertura per un filmaccio su una rapina in banca? Sbagliato. Siamo noi, il Dave Brubeck Quartet, qualche anno fa, all'inizio di una delle nostre giornate di lavoro.
Oggi ci aspetta un'offerta che avremmo dovuto rifiutare, un ingaggio per due concerti alla Fiera della Contea di Orange a Middletown, alle 14 e alle 20. A Brubeck piace arrivare presto al lavoro.
Verso mezzogiorno parcheggiamo dietro un camion di balle di fieno e individuiamo il tizio che ci ha contattati: robusto, aria da bifolco, Brusco & Stressato (come l'omonimo prestigioso studio legale del New Jersey). Chiaramente più a suo agio nel fare il giudice in un concorso di vacche che nell'ingaggiare gruppi jazz, l'omone sbircia dentro l'auto, che contiene quattro musicisti, contrabbasso, batteria e bagagli vari e – per la prima e unica volta in diciassette anni in giro per il mondo – ci viene posta la seguente domanda: “Dov'è il pianoforte?”
Lasciamo Brubeck a gestire l'emergenza e ce ne andiamo in centro per un panino e un giro di esplorazione. Per il giro di esplorazione ci vuole persino meno che per il panino, per cui per distrarmi compro una copia del Middletown Records e le cose si fanno un po' più chiare. Il titolo IL GIORNO DEL TEENAGER ALLA FIERA DELLA CONTEA DI ORANGE attraversa le due pagine centrali (una scelta importante, dato che il giornale ha quattro pagine in tutto). Gli organizzatori, soprattutto l'omone delle vacche (probabilmente costretto con l'inganno a coordinare il comitato per gli spettacoli della fiera), hanno pensato che fossimo chissà quale gruppo alla moda per adolescenti. Dio ci è testimone, non lo siamo mai stati: il nostro pubblico tipo ha perlomeno la veneranda età di ventitré anni.
Ciononostante eccoci qua, strombazzati su questa pagina pubblicitaria, insieme alle altre attrazioni della giornata: la dimostrazione di judo, l'esercitazione dei pompieri, il Wild West Show e una cosa che si chiama Animalorama (per quel che ne so, potrebbe essere un errore di battitura).
A coronare il tutto, sulle due colonne a destra, c'è una foto che ritrae i denti e buona parte della faccia di Brubeck accompagnata dalla seguente didascalia, che vi offro appena parafrasata: ASCOLTATE LA MUSICA CHE FA IMPAZZIRE I TEENAGER IN OGNI DOVE, e questo è, ahimé, l'inizio. ASCOLTATE LA MUSICA CHE HA SCONVOLTO NEWPORT, RHODE ISLAND (forse un riferimento al fatto che qualche settimana prima il Newport Jazz Festival aveva provato per la prima volta il brivido di una rissa1). ASCOLTATE DAVE BRUBECK SUONARE E CANTARE I SUOI PIÙ CELEBRI SUCCESSI: “JAZZ GOES TO COLLEGE”, “JAZZ IN EUROPE” E “TANGERINE”.2
Adesso che abbiamo capito quale sorte ci attende torniamo alla fiera3, dove ci si presenta più o meno questa scena: c'è una pista da atletica ovale piuttosto piccolina, direi quasi mini (non ho idea di quanto sia lungo un quarto di miglio, ma qui di sicuro ce ne sono pochi). Da un lato dell'ovale c'è la tribuna, che può accogliere più o meno 2000 persone; al momento è occupata da otto o nove anziani che certamente hanno pagato il biglietto per stare seduti all'ombra e farsi aria col ventaglio, piuttosto che mossi dal bruciante desiderio di ascoltare la musica che fa impazzire i loro nipotini in ogni dove.
Dalla parte opposta della pista c'è il nostro palco: una base di legno, alta circa tre metri e immensa. Evidentemente non è stato possibile localizzare un pianoforte nella Contea di Orange, dato che l'unica attrezzatura presente sul palco è costituita da un microfono e un vecchio organo elettrico. Dietro di noi c'è un tendone – da fiera, per l'appunto – dove circa duecento persone stanno assistendo a uno spettacolo di cavalli per ragazzi il quale, scopriamo leggendo il programma, è previsto debba continuare per tutta la durata del nostro concerto. Una mossa piuttosto rischiosa, soprattutto perché il loro impianto audio è decisamente più potente del nostro.
Ed eccoci attaccare con “St. Louis Blues”, il brano d'apertura per le imprese disperate. Brubeck, che non ha mai passato più di dieci minuti su un organo elettrico in tutta la sua vita, e molti di meno su quello che sta suonando ora, riesce ad emettere suoni che ricordano la manopola della sintonia di una vecchia radio Atwater-Kent. Più tardi farà alcuni importanti progressi, quali scoprire dov'è il pedale del volume e riuscire a dimenare la mano destra in modo da ottenere un effetto di tremolo (tipo quello che farebbe Jimmy Smith4 alle prese con un doposbornia letale), ma queste conquiste non aiutano poi tanto. Nel mentre, io e Eugene Wright, il nostro prode contrabbassista, ci trasciniamo dietro a turno l'unico microfono disponibile, suonando assoli ringhiosi ma destinati al fallimento, visto che l'unica cosa che riusciamo a sentire arriva dal nostro amichevole vicino: il tendone dei cavalli.
“PASSO,” ruggiscono gli speaker. “PICCOLO GALOPPO … TROTTO … E IL VINCITORE DELLA CATEGORIA DODICI ANNI È … LA PICCOLA JACQUELINE HIGGS!”
Come sempre in queste situazioni difficili, ci rivolgiamo al nostro fuoriclasse, la prima stella del gruppo, la Maria Callas dei tamburi: Joe Morello, colui che ci salvò dal disastro in più di un'occasione, dal concerto di Grand Forks, Nord Dakota, fino a quello di Rajkot, India.
“Tocca a te”, lo esortiamo, “stendili”, che di solito è come dare un biglietto aereo a un dirottatore. A sua eterna gloria, va detto che Morello si supera: tutti i piatti sfrigolano, tutti i piedi pestano (Morello ne ha più di due, non tutti lo sanno). Ed eccolo sfoderare le sue celebri terzine sui tamburi, che già scossero più fondamenta, dall'Odeon Hammersmith alla sala delle feste della Camera di Commercio; le stesse terzine che fecero diventare Buddy Rich5 più verde del solito per l'invidia.
Tutto ad un tratto lo spettacolo dei cavalli tace. Lo sventagliarsi sulla tribuna è leggermente scemato.
All'improvviso una figura umana sbuca come una furia dal tendone dei cavalli, va a schiantarsi sul lato del nostro palco e urla a Brubeck: “Ma Cristosantissimo, non è che può dire al suo batterista di suonare più piano? Mi sta spaventando a morte i cavalli!”
Essendo un gruppo che riconosce sportivamente la sconfitta, suoniamo una specie di Muzak di sottofondo per il resto del set, quindi ci dileguiamo.
Al nostro ritorno, alle 20, tutto è cambiato. È stato trovato un pianoforte, la tribuna è gremita del nostro solito pubblico geriatrico dai venticinque in su, e noi facciamo un concerto più che decente.
Nonostante ciò, veniamo oscurati dal Gran Finale della fiera: l'esercitazione dei pompieri. Alcuni cittadini sono stati avvolti in garze e bende in modo da apparire come se fossero in attesa dell'estrema unzione dopo essere saltati per sfuggire al disastro dell'Hindenburg. Invece di rimanere discretamente nell'ombra in attesa del loro grande momento, durante la serata le mummie socializzano tranquillamente con amici e conoscenti, bevendo birra e mangiando popcorn, imprimendo così all'assembramento un'atmosfera strana, quasi felliniana, nonché diminuendo considerevolmente l'impatto della loro comparsa ufficiale.
Dopo la loro parata è il momento degli eventi principali della fiera, chiaramente il frutto di mesi di meticolosa progettazione: un incendio derivato da un incidente automobilistico, seguito da un incendio causato da un incidente aereo, entrambi organizzati per essere gestiti con prontezza ed efficienza dal Corpo dei Pompieri di Middletown. A un'estremità dell'ovale c'è un'auto in equilibrio precario; dalla parte opposta c'è la parodia piuttosto impressionante dello scheletro di un aereo monomotore con la coda in su. Al centro, il camion dei pompieri di Middletown, irto di scale e manichette antincendio e straripante di volontari.
Il silenzio scende fra gli spalti. A un cenno del capo dei pompieri l'automobile viene incendiata. Il camion la raggiunge in due o tre secondi, durante i quali l'incendio raggiunge le ragguardevoli dimensioni di un fuoco causato da un mozzicone di sigaretta caduto sul sedile per, diciamo, due o tre secondi. Le fiamme vengono estinte da molti uomini dotati di svariate manichette antincendio.
Un mormorio attraversa gli spalti. Il capo dei pompieri, dolorosamente conscio che il suo momento dell'anno è imminente, dà il segnale per incendiare l'aeroplano e, allo stesso tempo, ordina al camion di prendersela comoda, affinché al suo arrivo il fuoco possa divampare in tutto il suo splendore. Il camion parte con il passo di un taxi alla ricerca di un cliente. All'improvviso l'aeroplano è avvolto da un WHOOSH! come un flash fotografico e, nel tempo che il camion flemmatico ci mette ad arrivare, il tutto si è ridotto alle dimensioni di un allegro fuoco da campeggio, grande giusto per arrostirci i marshmallow.
Più tardi, pallidi in viso, sguardi risoluti e silenziosi, quattro uomini si ammassano in una station wagon e ripartono. Non sarà come rapinare banche, ma ci si campa.

How Jazz Came to thr Orange County State Fair” Copyright © 1973 by the Estate of Paul Desmond.

NOTE di Farnedi 

1Il pubblico abituale di questo tranquillo festival jazz era composto perlopiù da studenti universitari e da coppie di mezz'età appassionate di jazz, per cui la prima rissa fu salutata come una piacevole novità, credo (NdF - nota di Farnedi).
2In realtà non c'è nulla che faccia pensare che Dave Brubeck abbia mai cantato in pubblico, men che meno che l'abbia fatto in un disco, almeno non in quelli elencati dal titolo di giornale (NdF).
3In realtà il testo recitava così: “So, now realizing – in Brubeck's piquant ranch phrase – which way the hole slopes”. Ovviamente non son stato capace di tradurre quello che penso sia una parodia di qualche modo di dire americano, ma la traduzione letterale è più o meno così: “Quindi, ora che abbiamo capito – per dirla con la colorita espressione da fattoria di Brubeck – da che parte pende il buco, torniamo alla fiera”. Anche se non son sicuro di aver capito cosa voglia dire, “da che parte pende il buco” mi fa molto ridere, per cui ve l'ho messa qua. (NdF)
4Jimmy Smith è stato probabilmente il più famoso virtuoso di organo Hammond della storia del jazz (NdF).
5Buddy Rich, storico virtuoso della batteria, famoso anche per i suoi scatti d'ira disumani. Uno dei suoi musicisti lo registrò a sua insaputa durante una delle sue rituali sfuriate dopo un concerto. Il nastro, ricco di fantasiose ingiurie e minacce di percosse altrettanto creative, dagli anni '70 si è diffuso col passaparola nel mondo dello spettacolo americano, diventando un classico (NdF).

per chi fosse interessato, ho trovato un blog con il testo originale