E allora che il 13 e 14 maggio c'è stato il mio primo tour ukulelico. Tour nel senso che ho suonato due giorni di fila e anche abbastanza lontano da casa. Con l'ukulele è la prima volta che mi succede. Son partito solo soletto, dopo aver caricato ukuleli, amplificatore, pedalini e asse da stiro.
Mi devo ancora abituare a sta cosa di andare a suonare da solo. Per uno che per anni è sempre stato abituato a suonare in gruppi dalle 5 persone in su (più spesso anche in 8/9 cristiani), uscir di casa da solo, senza che ci sia nessuno a cui dire "ci si vede al Bar Leo alla tal ora. Sì, no, non si chiama più Bar Leo. Da quanto? Credo da 5 o 6 anni. E vabòn, se hai capito qual'è, perché mi fai tutta sta pugnetta?" (che poi il Bar Leo io lo chiamo il bar del metano, ché il nome nuovo non l'ho mai imparato).
Anche dover star dietro a tutto per me è strano. Orari, tragitto (santo navigatore), contatti coi ragazzi del posto.
Comunque, dicevo, il venerdì 13 son partito alla volta del Panenka Circolo Metropolitano a Bologna. Arrivo al locale attraversando un dedalo di stradini in centrissimo (santo, santo navigatore), faccio un parcheggio criminale e scarico in fretta le mie cose. Il ragazzo del Panenka mi consiglia un paio di posti per parcheggiare bene e vado subito.
Dopo 25 minuti sono ancora lì che frullo, ma poi trovo un posto in cui forse non mi faran la multa (dico forse, ché quando vado a Bologna non capisco mai dove si può, dov'è per i residenti, dov'è per andare dove devo andare). Scendo dalla macchina e dove sono proprio non lo so (mi autocito, per chi la capisce).
Dopo un momento di sconforto mi affido alle cure dell'ottimo navigatore (la cui santità ormai non è più quantificabile), scopro che sono a 1,7 km di distanza, mi avvio e riguadagno il circolo.
La serata procede senza intoppi. L'atmosfera del Panenka è, una volta tanto, quella di un vero circolo: ragazzi che, senza scopo di lucro, si associano per creare uno spazio per fare cultura (l'unica strada per la cultura è l'autogestione, ora più che mai). Lo spazio in questione è un'umidissima e molto accogliente cantina. Due stanzoni (uno è 'Piazza del Non Lavoro' - amen), un grosso frigorifero, il ping pong più piccolo del mondo, un bagno e il 'Polistirolo del Pianto'.
Eccezionalmente - per lui - mi viene a vedere anche Fabrais, batterista dei Good Fellas (per chi non lo sa, è la band con cui suono regolare dal '97). Minaccia di andarsene ogni 3 minuti, ma poi resta fino alla fine e mi fa anche un videino. C'è la Giorgia Passini, che mi spiega che siamo in pieno 'quartierino', ovvero la zona di Bologna in cui lei vive e di cui racconta nei suoi scritti di facebook, che seguo costantemente. Adesso sono anche emozionato. Ci sono anche altri amici e altri ragazzi e ragazze che non conosco; meglio così, che magari vendo anche 2 cd (ultimamente, dalle mie parti, non vendo più niente, ché se lo son già tutti smasterizzato a catinelle).
La serata si apre con la chitarra di Mr Brace, che gode perché gli ho prestato pedalini distortori e amplificatore. Tiene benissimo la scena, suona la chitarra in maniera semplice ma originale, e fa un genere di canzoni che non capisco bene, ma il fatto di non capirlo bene me le rende molto interessanti. L'ultima canzone, che pare essere di un suo amico, dice più o meno così: "oggi vado al mare, e vaffanculo, mi trombo le ragazze in spiaggia, e vaffanculo, mi trombo anche il bagnino, e vaffanculo". Sono sinceramente impressionato.
Suono io e va ben tutto. C'è Fabrais lì seduto con le sue gambe lunghe lunghe che mi fa un po' ridere, perché so che lui seduto più di 10 minuti non ci sta mai, e dopo un po' gli ballano le ginocchia, e gli vien voglia di andare a fumare e dice "andella? mi son stracciato il cazzo". Però stasera non lo può mica dire, che ci sono io a suonare e magari ci rimango male e gli dispiacerebbe. Però si vede che scalpita, che ridere.
Finito tutto saluto, fo un po' di ciacole con gli amici e con una ragazza spagnola che mi fa i complimenti (ho sfoderato il mio spagnolo imparato con le telenovele, mi piace fare il figo con cose che non so fare bene).
Fabrais mi dà un passaggio col suo scùterino per andare a recuperare la mia macchina (lui la strada la sa, per cui lascio riposare il navigatore, ché domani mi deve portare in abruzzo).
Torno verso la romagna e - come sempre - mi piglia una botta di sonno a 5 km da casa. Ho dormito in autostrada fino alle 5 e mezza. Meglio che schiantarsi, in effetti.
Sabato 14 mi avvio, dopo pranzo, alla volta di un altro bel circolo: L'Officina (Le arti e i mestieri). E' una data organizzata da un bel po', grazie all'entusiasmo di Aldo a cui era piaciuto il mio disco. Arrivo puntuale (non ci credevo neanch'io) e incontro subito Aldo, Derna e Massimiliano. Il circolo tutto fatto a volte di mattoni e molto carino e si affaccia su una piazza molto graziosa di Giulianova vecchia. Facciamo un rapido soundcheck, troviamo la migliore posizione per la mia asse da stiro e si va all'aperitivo (durante il quale le mie arti di coercizione subliminale si prodigano per ottenere un invito a un pranzo a base di arrosticini; siamo o non siamo in Abruzzo? Missione compiuta). Dopo l'aperitivo Aldo mi vuol far vedere la vista da un'altra piazza, alché io mi ricordo che in quella piazza ci avevo già suonato coi Good Fellas, qualche anno fa, ma non mi era proprio venuto in mente (due ore più tardi mi verrà in mente che ci ero stato almeno un'altra volta ancora; viva la mia testa).
Si torna all'Officina dove Giovanni sta preparando la cena (su Giovanni si potrebbe fare un post lunghissimo al giorno; vi dirò solo che pare essere iscritto all'anagrafe canina). Maristella è disperata perché sa che dopo toccherà a lei pulire la cucina.
Dopo la cena stiamo in piazza, che si sta bene, ad aspettare che si faccia l'ora di suonare e, un po' alla volta, Aldo mi presenta praticamente tutto il pubblico che è venuto ad ascoltare. Alla fine mi sembra di suonare a una festa privata, con Giovanni e Flavio che mi dan le battute fra una canzone e l'altra (e alle volte si prodigano in pazzi di danza), la prima fila che partecipa con cori, risate e mi fanno sentire a casa ( e ancora mi fa impressione che qualcuno sappia già le mie canzoni a memoria).
Dopo il concerto si sta un altro po' in piazza, che è fresco ma neanche troppo, mentre Pierluigi mette i dischi dentro.
La mattina dopo Pierluigi mi raggiunge e andiamo insieme a salutare Massimiliano alla Vineria, l'altro bar che gestisce. Ho già due locali a Giulianova dove mi sembra di essere a casa mia.
Raggiungiamo poi Pineto, dove vivono Aldo e Derna e andiamo a mangiare a casa di un loro amico in mezzo alle colline. E' una casa micidiale, completamente autosufficiente, a livello energetico: ci sono pannelli solari, biodedilizia, compostaggi vari e anche un mulino per il pozzo, come quelli che si vedono nei film di cowboy. Mangiamo in terrazzo, che si sta benissimo. Scopro che i peperoncini freschi si possono congelare e usare alla bisogna (questa me la ricorderò, che non sono mai abbastanza i peperoncini freschi). Gli arrosticini cotti da Aldo sono buonissimi e ne mangio 13. Credo di avere fatto un'impresa, ma gli altri ridono tutti, ché mangiar 13 arrosticini è roba da aperitivo infrasettimanale.
Si sta bene, che quasi non ho voglia di tornare a casa.
Fortuna che poi son tornato, sennò in autostrada mica potevo far sta foto qua!
La mattina dopo Pierluigi mi raggiunge e andiamo insieme a salutare Massimiliano alla Vineria, l'altro bar che gestisce. Ho già due locali a Giulianova dove mi sembra di essere a casa mia.
Raggiungiamo poi Pineto, dove vivono Aldo e Derna e andiamo a mangiare a casa di un loro amico in mezzo alle colline. E' una casa micidiale, completamente autosufficiente, a livello energetico: ci sono pannelli solari, biodedilizia, compostaggi vari e anche un mulino per il pozzo, come quelli che si vedono nei film di cowboy. Mangiamo in terrazzo, che si sta benissimo. Scopro che i peperoncini freschi si possono congelare e usare alla bisogna (questa me la ricorderò, che non sono mai abbastanza i peperoncini freschi). Gli arrosticini cotti da Aldo sono buonissimi e ne mangio 13. Credo di avere fatto un'impresa, ma gli altri ridono tutti, ché mangiar 13 arrosticini è roba da aperitivo infrasettimanale.
Si sta bene, che quasi non ho voglia di tornare a casa.
Fortuna che poi son tornato, sennò in autostrada mica potevo far sta foto qua!