martedì 4 marzo 2014

Eroi di Carta - Seconda Parte


Eccomi qua con la seconda parte della mia unica classifica per l’anno appena finito (è già passato un mese abbondante, ma ho i miei tempi). I due libri più belli […]
quest'articolo è stato scritto per la rubrica "Pianeta Farnedi" su www.stonehand.it

Eccomi qua con la seconda parte della mia unica classifica per l’anno appena finito (è già passato un mese abbondante, ma ho i miei tempi).
I due libri più belli che ho letto, due saggi che parlano di fumetti.
supergod_ass_coverLa volta scorsa ho parlato di Maledetti Fumetti! e ho concluso dicendo che tra note e bibliografia c’erano un sacco di cose che invece mancano quasi del tutto in SUPERGODS (Bao, Milano – 2013), il bel librone di Grant Morrison. Un vero peccato, da quel che si capisce l’edizione americana ne era provvista e, per un volume che affronta il tema del supereroe e cita decine di storie e volumi, poterli andare a scovare sarebbe stato bello, ma questo è l’unico difetto che ho notato nell’edizione italiana di un libro che si è rivelato illuminante e fonte di ispirazione (per cosa ancora non lo so, vedremo), oltreché divertente.
Cos’è SUPERGODS ? Grant Morrison è uno dei più importanti autori della leva britannica che, nella seconda metà degli anni ’80, invasero il mondo del fumetto americano rinnovandone forma e contenuti. Arkham Asylum, la graphic novel su Batman che Morrison firmò insieme a Dave McKean, è tutt’ora la più venduta nella storia dei fumetti americani. I supereroi gli hanno data fama e successo e lui rende omaggio al mondo dei vigilanti in costume con questo viaggio a metà fra un saggio storico, un trattato di semiologia e un’autobiografia psichedelica.

250px-Action_Comics_1Il punto di partenza delle oltre 450 pagine è il primo e più potente dei supereroi, Superman. Dal 1938 ai nostri giorni, l’Uomo d’Acciaio ha dato il via alla prima invasione di eroi in calzamaglia dotati di poteri sempre più strabilianti (alle volte anche imbarazzanti, tipo la capacità di addestrare un bellicoso sciame di api, o quella di travestirsi da donna per combattere il crimine). A partire da quella Golden Age del fumetto americano, i supereroi non hanno mai smesso di rinnovarsi e di interpretare i bisogni di bambini e adolescenti.
L’avvento del Comics Code (la serie di regole per riportare la “moralità” nei fumetti di cui abbiamo parlato nello scorso articolo) costringe anche i supereroi a bandire il crimine e la violenza dalle proprie pagine. La Silver Age, dalla seconda metà degli anni ’50 in poi, si apre così a una serie  di tematiche nuove, grazie ad autori che mettono Superman a confronto con le proprie paure e i propri limiti: letteralmente sul lettino dello psichiatra.

ditko1Il libro procede raccontando del miracoloso sviluppo della Marvel Comics: sotto la guida illuminata di Stan Lee, coadiuvato dai migliori artisti sulla piazza, la casa editrice crea una serie apparentemente inesauribile di personaggi e storie in cui gli adolescenti riescono a riconoscersi e in cui le avventure in costume dei protagonisti procedono parallelamente a quelle affettive e quotidiane dei loro alter ego in borghese: Spiderman (fatico ancora a non chiamarlo Uomo Ragno, come è stato chiamato in Italia fino a poco prima dell’uscita del film di Sam Raimi) deve fare i conti coi compiti a casa e con le ragazze, I Fantastici Quattro con le dinamiche tipiche di una famiglia. Sotto il mantra per cui “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” la Marvel riesce a rinnovare il modo di intendere il supereroe, portandolo fino ai limiti della psichedelia (del resto, fra le nuove leve degli autori di fumetti c’erano molti sperimentatori, e non solo per quel che riguarda nuove forme narrative). Chi conosce le opere di Morrison (Animal Man, Invisibles ecc.) può immaginare su quali fumetti si sia formato.

morrisonIl racconto prende una piega strana, affascinante e avvolgente quando, nel parlare del rinascimento degli anni ’80, lo stesso Morrison diventa uno dei personaggi della storia (cosa già accaduta in alcune sue opere di fiction, indizio rivelatore del suo modo di intendere la realtà stampata rispetto a quella che viviamo). Da qui in poi l’autore oscilla fra la storia del fumetto supereroistico e la propria autobiografia, fra il desiderio narcisistico di distinguersi fino a diventare una sorta di rockstar del fumetto, l’utilizzo di tecniche sciamaniche e magiche, i viaggi lisergici e viaggi reali; il tutto è raccontato con un trasporto tale da venirne risucchiati.
A questo si aggiungono il poetico incontro col “vero” Superman, personaggi che prendono vita e scrivono da sé le proprie storie, visioni mistiche, e tutta una serie di emozionanti riflessioni sul processo creativo (giuro: è davvero esaltante leggere queste pagine).

Per concludere: i supereroi e gli altri personaggi dei fumetti sono veri? Possono considerarsi vivi e reali, nel loro mondo a due dimensioni e quadricromia? Sono d’accordo con le parole dell’autore: “Le storie possono spezzare i cuori e fomentare le rivoluzioni. Le parole possono instillare energia nei nostri cuori o raffreddare il nostro sangue. E l’idea di Superman è tanto reale quanto l’idea di Dio”.
animalman_5

domenica 2 marzo 2014

Eroi di Carta - Prima Parte


quest'articolo è stato scritto per la rubrica "Pianeta Farnedi" su www.stonehand.it

Finito l’anno vecchio si mettono in fila le cose più interessanti capitate, vissute e imparate. Sulla rete da qualche settimana è tutto un fiorire di classifiche personali di varia natura: i dischi più belli, i film più lunghi, i libri più noiosi e via andare.
Visto che il disco più nuovo che ho comprato nel 2013 era uscito a metà anni ’90 (non son proprio aggiornato, lo so), parlerò dei due libri più belli che mi sia capitato di leggere in quest’anno appena finito. Incidentalmente sono entrambi saggi e, ma qui il caso c’entra poco, parlano entrambi di fumetti.
la prima esplosiva apparizione di Braccio di Ferro/Popeye, godetene
la prima esplosiva apparizione di Braccio di Ferro/Popeye, godetene
Prima di imbattermi in una tromba e quindi venire risucchiato dalla musica, la mia unica ragione di vita erano i fumetti; adesso, anche se la musica mi dà da mangiare, le storie disegnate sono rimaste il capitolo di spesa più importante nella mia frugale economia domestica. Mi sconvolge sempre, quando mi imbatto in un buon racconto a fumetti, la capacità di ricreare un mondo estremamente reale e credibile con mezzi tecnici poveri e semplici.
cowboy, astronavi colorate e zitti!
cowboy, astronavi colorate e zitti!
Adesso disegnatori e coloristi usano anche il computer, ma il processo base di mettere una storia in una sequenza disegnata con nuvolette (o anche no) resta il modo più economico di raccontare per immagini.
Ci sono sì i fumetti d’autore, i romanzi grafici artistici e tutto quanto e mi piacciono da matti, spesso, ma quando penso al fumetto penso a Tex, penso all’Uomo Ragno (non Spidermancome si dice adesso), penso a Braccio di Ferro e a tanti altri personaggi e storie che nascevano e ancora nascono per uscire in edicola almeno una volta al mese col loro bell’odore di carta stampata, fumetti costruiti con una passione artigiana che su di me ha un fascino irresistibile e commovente.
I due libri che ho letto parlano di fumetti americani (del resto rappresentano una delle poche espressioni artistiche pop nate negli Stati Uniti, insieme al jazz e al rock’n'roll).
unnamedIl primo è il saggio di David Hajdu Maledetti Fumetti (Tunué, Latina – 2010; ecco, non è neanche uscito nel 2013, sempre aggiornato Farnedi). L’ho comprato nella libreria del Museo Wow (http://www.museowow.it/), a Milano, dopo aver visitato una mostra fotonica sui robot (ricordo con piacere una bellissima illustrazione di un automa birichino che, sparando razzi e raggi laser, mette a ferro e fuoco il Mulino Bianco).
anche Jerry Lewis subisce i malefici influssi dei fumetti e i suoi incubi sono popolati da Victor l'Avvoltoio
anche Jerry Lewis subisce i malefici influssi dei fumetti e i suoi incubi sono popolati da Victor l’Avvoltoio
Il libro è un racconto appassionato sulla caccia alle streghe che coinvolse i fumetti, i loro autori e i loro editori nei primi anni ’50. Grazie all’opera più che approssimativa di informazione di molti organi di stampa di quegli allegri Happy Days (gli stessi giorni felici in cui il senatore Joe McCarthy e la sua ghenga misero una nazione in uno stato di isteria anticomunista), si dava per scontato che i fumetti trasformassero i piccoli lettori in orde di sadici assetati di sangue (sul tema c’è il meraviglioso Artisti e Modelle, capolavoro ASSOLUTO di Frank Tashlin con Jerry Lewis e Dean Martin, mio cult movie da quando lo davano 5 volte al giorno in non so più quale canale privato negli anni ’80).
una dimostrazione di come lavorassero gli alacri censori del Comics Code
una dimostrazione di come lavorassero gli alacri censori del Comics Code
A dare una mano ci pensò anche l’eminente psichiatra Fredric Wertham, che in questo racconto è una sorta di villain spietato e per nulla accomodante. Il risultato furono decine di roghi pubblici di fumetti, case editrici fallite o quasi e la nascita del Comics Code, un elenco di regole a cui dovevano attenersi i fumetti per essere considerati innocui: bisognava far sparire mostri e vampiri, donne scollacciate, crimine, rapine, violenza, baci con la lingua e tutti i dettagli potenzialmente ambigui (un uomo con la fronte imperlata di sudore non avrebbe passato la censura, anche se fosse stato impegnato a vangare l’orto sotto il sole d’agosto, che si sa, il sudore è licenzioso), e via così. Ammettere di lavorare nel campo dei fumetti equivaleva a proclamarsi pedofili, molestatori e quel che più vi ripugna al mondo. Molti artisti non riuscirono a sopportare questa ghettizzazione: il volume si chiude con un elenco agghiacciante di centinaia di nomi di disegnatori, autori e creativi che dopo il 1954 non lavorarono mai più nel fumetto, e il numero di donne è impressionante, per un mondo dove son regolarmente pochine.
l’allegra gioventù americana dà il via a una serie di simpatici roghi di fumetti proibiti
Le lettere di protesta di adolescenti offesi dalla scarsa considerazione in cui gli adulti tenevano l’intelligenza dei propri figli, la battaglia per la sopravvivenza e per la libertà di espressione di editori come la EC Comics sono momenti eroici e toccanti del racconto al centro di Maledetti Fumetti. Una storia divertente e appassionante, forse raccontata a volte da un punto di vista partigiano, ma con una passione che è poi la sua forza. L’edizione è molto curata, con illustrazioni, un sacco di note, una bibliografia sterminata e una cosa curiosa, che ho trovato ottima, la postfazione di Matteo Sanfilippo che mette in discussione il saggio e l’obiettività di Hadju, evidenziandone i difetti.
le concilianti cover della EC comics
le concilianti cover della EC comics
Visto che mi son fatto prendere la mano, dell’altro libro parlerò nel prossimo post, così avete tempo di riposare gli occhi.
ps – per chi fosse interessato, ecco qua la pagina che il sito web  dell’editore Tunuè dedica a Maledetti Fumetti, su cui è possibile anche leggere i primi capitoli del libro.