quest'articolo è stato scritto per la rubrica "Pianeta Farnedi" su www.stonehand.it
Eccomi qua con la seconda parte della mia unica classifica per l’anno appena finito (è già passato un mese abbondante, ma ho i miei tempi).
I due libri più belli che ho letto, due saggi che parlano di fumetti.
La volta scorsa ho parlato di Maledetti Fumetti! e ho concluso dicendo che tra note e bibliografia c’erano un sacco di cose che invece mancano quasi del tutto in SUPERGODS (Bao, Milano – 2013), il bel librone di Grant Morrison. Un vero peccato, da quel che si capisce l’edizione americana ne era provvista e, per un volume che affronta il tema del supereroe e cita decine di storie e volumi, poterli andare a scovare sarebbe stato bello, ma questo è l’unico difetto che ho notato nell’edizione italiana di un libro che si è rivelato illuminante e fonte di ispirazione (per cosa ancora non lo so, vedremo), oltreché divertente.
Cos’è SUPERGODS ? Grant Morrison è uno dei più importanti autori della leva britannica che, nella seconda metà degli anni ’80, invasero il mondo del fumetto americano rinnovandone forma e contenuti. Arkham Asylum, la graphic novel su Batman che Morrison firmò insieme a Dave McKean, è tutt’ora la più venduta nella storia dei fumetti americani. I supereroi gli hanno data fama e successo e lui rende omaggio al mondo dei vigilanti in costume con questo viaggio a metà fra un saggio storico, un trattato di semiologia e un’autobiografia psichedelica.
Il punto di partenza delle oltre 450 pagine è il primo e più potente dei supereroi, Superman. Dal 1938 ai nostri giorni, l’Uomo d’Acciaio ha dato il via alla prima invasione di eroi in calzamaglia dotati di poteri sempre più strabilianti (alle volte anche imbarazzanti, tipo la capacità di addestrare un bellicoso sciame di api, o quella di travestirsi da donna per combattere il crimine). A partire da quella Golden Age del fumetto americano, i supereroi non hanno mai smesso di rinnovarsi e di interpretare i bisogni di bambini e adolescenti.
L’avvento del Comics Code (la serie di regole per riportare la “moralità” nei fumetti di cui abbiamo parlato nello scorso articolo) costringe anche i supereroi a bandire il crimine e la violenza dalle proprie pagine. La Silver Age, dalla seconda metà degli anni ’50 in poi, si apre così a una serie di tematiche nuove, grazie ad autori che mettono Superman a confronto con le proprie paure e i propri limiti: letteralmente sul lettino dello psichiatra.
Il libro procede raccontando del miracoloso sviluppo della Marvel Comics: sotto la guida illuminata di Stan Lee, coadiuvato dai migliori artisti sulla piazza, la casa editrice crea una serie apparentemente inesauribile di personaggi e storie in cui gli adolescenti riescono a riconoscersi e in cui le avventure in costume dei protagonisti procedono parallelamente a quelle affettive e quotidiane dei loro alter ego in borghese: Spiderman (fatico ancora a non chiamarlo Uomo Ragno, come è stato chiamato in Italia fino a poco prima dell’uscita del film di Sam Raimi) deve fare i conti coi compiti a casa e con le ragazze, I Fantastici Quattro con le dinamiche tipiche di una famiglia. Sotto il mantra per cui “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” la Marvel riesce a rinnovare il modo di intendere il supereroe, portandolo fino ai limiti della psichedelia (del resto, fra le nuove leve degli autori di fumetti c’erano molti sperimentatori, e non solo per quel che riguarda nuove forme narrative). Chi conosce le opere di Morrison (Animal Man, Invisibles ecc.) può immaginare su quali fumetti si sia formato.
Il racconto prende una piega strana, affascinante e avvolgente quando, nel parlare del rinascimento degli anni ’80, lo stesso Morrison diventa uno dei personaggi della storia (cosa già accaduta in alcune sue opere di fiction, indizio rivelatore del suo modo di intendere la realtà stampata rispetto a quella che viviamo). Da qui in poi l’autore oscilla fra la storia del fumetto supereroistico e la propria autobiografia, fra il desiderio narcisistico di distinguersi fino a diventare una sorta di rockstar del fumetto, l’utilizzo di tecniche sciamaniche e magiche, i viaggi lisergici e viaggi reali; il tutto è raccontato con un trasporto tale da venirne risucchiati.
A questo si aggiungono il poetico incontro col “vero” Superman, personaggi che prendono vita e scrivono da sé le proprie storie, visioni mistiche, e tutta una serie di emozionanti riflessioni sul processo creativo (giuro: è davvero esaltante leggere queste pagine).
Per concludere: i supereroi e gli altri personaggi dei fumetti sono veri? Possono considerarsi vivi e reali, nel loro mondo a due dimensioni e quadricromia? Sono d’accordo con le parole dell’autore: “Le storie possono spezzare i cuori e fomentare le rivoluzioni. Le parole possono instillare energia nei nostri cuori o raffreddare il nostro sangue. E l’idea di Superman è tanto reale quanto l’idea di Dio”.